SMART WORKING
SMART WORKING (QUASI) TUTTO CIÒ CHE DOVRESTI SAPERE
Premetto che l’articolo sarà piuttosto lungo, perché gli aspetti da affrontare sono molti. Non potrò approfondirli tutti, ma iniziamo a vedere quali sono.
SMART – REMOTE – HOME WORKING
La prima premessa indispensabile è capirsi sul significato dei termini, perché influiscono sia sulle modalità di lavoro che sugli aspetti legislativi.
In realtà home e remote working potrebbero essere sinonimi, ma ho voluto porre l’accento soprattutto sugli aspetti organizzativi improntati sovente da improvvisazione.
SMART WORKING (quello “finto”) – GLI ERRORI COMMESSI
In emergenza ci si adatta con ciò che abbiamo a disposizione, ma sebbene l’emergenza sanitaria non sia finita, quella organizzativa lo deve essere.
lo smart working non è ciò che abbiamo fatto in questi mesi
Lasciamo perdere il discorso relativo a postazioni e strumenti, lo affronto più avanti; sorvoliamo anche su nonni, bambini e cani che si affacciavano alla webcam durante il meeting aziendale.
Vediamo allora quali sono stati gli aspetti che hanno fatto soffrire le persone:
SMART WORKING – COME INIZIARE
Adesso dobbiamo evitare l’ulteriore errore di voler “aggiustare il tiro” ed intervenire modificando quanto fatto in questi mesi; meglio ripartire da zero, come se fosse da oggi che vogliamo introdurre lo smart working.
- Primo step. Capire se può essere una modalità di lavoro funzionale per la nostra azienda
- Secondo. Identificare quante e quali persone ne possono essere impattate. Questa modalità non si impone ma si concorda con le persone, non solo dal punto di vista contrattuale; ricordiamo che richiede flessibilità e frequenti spostamenti (non è lavoro remoto, lo ripeto)
- Analisi dei processi e digitalizzazione. Anche se svolti su supporti digitali, molti processi nelle aziende sono creati ancora con mentalità analogica, creando una commistione che li rallenta e rende più complicato. Perché il lavoro fuori dall’ufficio sia efficace, servono processi snelli ed interamente pensati in ottica digitale; alcuni andranno solo modificati, altri eliminati e ricreati totalmente.
A questo punto siamo pronti per vedere quali strumenti servano.
SMART WORKING – GLI STRUMENTI
E cosa serve? Un computer, una connessione e via, siamo pronti! Questo rientra negli errori commessi in questi mesi passati.
Il lavoratore smart deve essere in grado di poter lavorare ovunque, tenendo conto della sicurezza sua e dei dati aziendali.
SMART WORKING – LAVORARE SMART
Come ho detto, lavorare smart è anzi tutto una attitudine, ed una modalità che si deve condividere senza imposizioni.
Ripeto, non è lavoro remoto da casa, o meglio non solo. Ma soprattutto non è lavorare per un numero predeterminato di ore; il lavoro smart si basa principalmente sul raggiungimento degli obiettivi. E questa è la maggior difficoltà per aziende e lavoratori, che hanno storicamente misurato il rapporto attraverso le ore lavoro svolte in presenza.
Gli obiettivi devono essere concordati, ma soprattutto misurabili (in termini di risultati) e raggiungibili; nella loro misurazione rientra anche il parametro tempo, non più come ore quotidiane ma inteso come termine entro il quale il lavoro deve essere terminato.
Il tempo è un requisito essenziale, non solo per la valutazione del risultato, ma perché il nostro lavoro è parte di un processo più ampio che coinvolge altre persone ed altri reparti, e diventa un tassello fondamentale per il successo di tutta l’azienda.
Anche per questo la formazione è importante, perché la gestione del tempo è uno degli aspetti più complessi; in questo rientra anche cambiare gli atteggiamenti manageriali, che devono concedere fiducia al lavoratore, evitare i controlli assillanti, e soprattutto evitare di interrompere con continui meeting online totalmente improduttivi.
Gli incontri con dirigenti e colleghi, nel lavoro smart, vengono stabiliti durante giornate di presenza in ufficio con un doppio risultato; essere più brevi ed efficaci, e favorire il contatto umano e lo scambio di idee con i colleghi.
Quindi sì, il lavoro smart si svolge parte in remoto e parte in presenza; come stabilire il giusto equilibrio è compito di chi abbia fatto l’analisi dell’azienda e che la guiderà nell’intero processo di attivazione e monitoraggio.
SMART WORKING – LE RELAZIONI
La fine del capitolo precedente introduce il tema dei contatti umani, e quindi delle relazioni. Gestire le relazioni a distanza e in maniera digitale può essere complesso, e generare quello che è stato definito l’effetto caverna, ovvero l’isolamento.
Sono invece fondamentali, anche per mantenere un buon livello di creatività, l’interazione e lo scambio di idee e di sensazioni. Il caffè davanti al monitor non è come prenderlo in presenza. Non è solo una questione di socialità, ma il lavoratore smart non deve considerarsi né un privilegiato né un reietto, bensì deve sentirsi sempre parte importante del tutto.
Conosco, e faccio parte di, team che lavorano benissimo e con ottimi risultati in posti distanti tra loro, ma i momenti di incontro fisico sono sempre fondamentali; sia per cementare la relazione personale, quanto perché spesso è nei momenti più rilassati di scambio informale che nascono le migliori idee per il business.
Anche le relazioni tra manager e collaboratori cambiano, aumenta (o meglio deve aumentare) la fiducia reciproca; da una parte il lavoratore deve essere e sentirsi autonomo (ma responsabilizzato), dall’altra il manager non deve essere un controllore ma un leader in grado di supportare e guidare contemporaneamente i lavoratori remoti e quelli in presenza. Non scordiamo che il lavoro smart riguarda una quota, e non la totalità dei lavoratori dell’azienda.
Il processo di smart working non può essere semplicemente avviato, e poi abbandonato a se stesso, ma serve seguirne i processi e le persone attraverso un percorso di tutoraggio; una volta consolidato ed eventualmente rettificato potrà proseguire “da solo”.
SMART WORKING – QUALE FUTURO?
Quindi quale futuro per lo smart working? Vedremo ancora collaboratori fuggire dalle città per andare a lavorare da borghi collinari e cittadine in riva al mare? Sì e no.
Nel senso che probabilmente chi potrà fare lavoro remoto, si organizzerà una vita fuori dai grossi centri, chi avrà anche le presenze in ufficio probabilmente resterà.
Il lavoro smart riguarda parte delle aziende e parte delle funzioni aziendali, non la totalità. E vi è differenza anche tra Pubblica Amministrazione, Grandi Aziende e PMI.
Noi ci occupiamo di queste ultime, e le premesse per farle diventare Impresa 4.0 ci sono tutte. Per ora solo le attività “da ufficio” sono impattate dal lavoro smart, ma l’evoluzione data da 5G e IoT potrà portare a remotizzare anche altri lavori; abbiamo già visto immagini di operatori che comandano da chilometri di distanza delle scavatrici nelle cave.
Virtuale e reale, online e offline già hanno confini molto labili nelle nostre vite private, e la commistione si estenderà anche alla vita professionale.
Blog article by Maurizio Passerini CC BY-NC-SA 4.0